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Una proposta irricevibile. La Fondazione Montanelli-Bassi sulla statua di Indro Montanelli a Milano.

In merito alle polemiche nate in seguito alla richiesta da parte di un gruppo denominato “I Sentinelli” di rimuovere la statua dedicata a Indro Montanelli a Milano, il presidente della Fondazione Montanelli Bassi ha inviato la seguente lettera ai sindaci di Milano e di Fucecchio, accompagnata da un dossier che raccoglie le posizioni prese dalla Fondazione in analoghe occasioni nel corso di anni recenti (tali interventi sono recuperabili su questo sito all’interno della sezione “Dicono di lui”). 

Egregio Sig. Beppe Sala
Sindaco di Milano

Egregio Sig. Alessio Spinelli
Sindaco di Fucecchio


Fucecchio, 11 giugno 2020

    E’ da ieri che, ancora una volta, si sta sviluppando un’incredibile e offensiva polemica sulla statua dedicata nel 2006 a Indro Montanelli, il grande giornalista che amava dire: “Tutto ciò che sono lo devo a Fucecchio, tutto quello che sono diventato lo devo a Milano”, in una dichiarazione di affetto e di riconoscenza per le sue due “patrie”.
     Si tratta di una violenta polemica che deforma rozzamente e in modo strumentale una vicenda mai nascosta da Montanelli e che deve essere giudicata nel contesto storico in cui è avvenuta.      
Le testimonianze lasciate da Montanelli e il contesto storico in cui quei fatti avvennero dimostrano che non ci fu alcuna violenza né tanto meno ci furono atteggiamenti razzisti da parte di Indro, che accettò quel ‘matrimonio’ proposto dalla popolazione locale e celebrato pubblicamente secondo gli usi e i costumi abissini.
Razzista fu, semmai, il provvedimento fascista che di lì a poco proibì i matrimoni misti in nome della superiorità della razza bianca.     
Riteniamo che anche il solo ipotizzare la rimozione di Indro sarebbe un’offesa alla memoria del più popolare e apprezzato giornalista italiano del Novecento oltre a rappresentare un insulto alla città di Milano che nel giornalista ha sempre riconosciuto un proprio cittadino di cui essere orgogliosa.
     Non è la prima volta che, con una visione distorta della storia e alla luce di un singolo avvenimento, si accusa un uomo che attraverso decine di libri e decine di migliaia di articoli, ha speso una lunga esistenza a raccontare vicende, costumi, personaggi dell’Italia e del mondo divenendo un modello di scrittura giornalistica universalmente riconosciuto.  Un uomo che con i suoi scritti è stato il testimone del ventesimo secolo e si è battuto sempre per la libertà e l’indipendenza della propria professione è ora preso a bersaglio per una vicenda della sua giovinezza, deformata e strumentalizzata ingiustamente.

Alberto Malvolti
Presidente della Fondazione Montanelli Bassi

 

 

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