Autunno 1966 – L’arte annegata

Da molti giorni pioveva su tutta la nazione. Le piogge erano aumentate anche in Toscana, ma a Firenze e dintorni nessuno si dava eccessive preoccupazioni. Ci si preparava a festeggiare il 4 novembre festa nazionale  per la vittoria nella prima  guerra mondiale .

Alle prime ore del 4 novembre  l’Arno straripò nella città d’arte.

La sera del 3 novembre Leonetto Tintori  era di ritorno da Venezia dove stava portando avanti dei restauri per la Soprintendenza ai Monumenti . Per le insistenze della moglie Elena  la raggiunse  a Quercianella.  A mattina inoltrata ebbero la notizia di quanto accaduto a Firenze .

Tintori cercò  di raggiungere il laboratorio di Via della Ninna sotto gli Uffizi pieno di opere restaurate in attesa di riconsegna . All’epoca dell’alluvione in via della Ninna aveva il suo studio/laboratorio con possibilità di poter dormire  quando faceva tardi la sera.

Dopo questa premessa lascio il racconto allo stesso Leonetto.


Dopo inutili tentativi di mettermi in comunicazione telefonicamente decisi di partire ma anche nei

treni c’era qualcosa che non funzionava. Enormi ritardi , treni soppressi, zone irrangiungibili.

Fu il capostazione di Quercianella ad aiutarmi nel tentativo di partecipare a salvare quanto più era  possibile. Il bravo Dott. Padovani riuscì a far fermare a Quercianella un direttissimo per Livorno-

Pisa, dopo avrei dovuto arrangiarmi. Dopo inaudite peripezie giunsi a Prato.

Il giorno dopo aggirando ostacoli di ogni genere riuscii a giungere in via della Ninna fra cumuli di oggetti travolti e dispersi momentaneamente scansati dai primi volontari in improvvisati viottoli transitabili.

La notte della tragedia avrei dovuto passarla approfittando della cameretta allestita in un ripostiglio del laboratorio, ma Elena mi telefonò insistendo sull'anticipo del mio abituale ritorno a casa settimanale.

La porta esposta nella Piazzetta dei Castellani era stata sfondata dalla prima ondata limacciosa , le inferriate alle finestre ornate di fronde , di alberi divelti ed il cancelletto sul cortile degli Uffizi sprangato  e inapribile .

Restando chiuso da inferriate dalla parte della Galleria degli Uffizi e dall'incalzante ondata della piena dall'uscita di Piazza dei Castellani, non avrei avuto scampo, poiché il limite della piena superò il soffitto del laboratorio dove sarei stato inesorabilmente intrappolato.

Sono passati molti anni ma rivedo con chiarezza il desolante pantano nello studio e nelle stanze adiacenti dove affioravano semisommerse le preziose attrezzature: …. il microscopio, cassette e residui di pitture e sculture antiche coperte di nafta e fango.

Dal ripostiglio che fungeva da cameretta sloggiarono le brandine ed il cassettone dopo averlo svuotato di tutto il lacero contenuto; dei quadretti di Elena appesi al muro, due o tre erano ancora in condizioni di possibile recupero ed anche la testa dell'Addolorata, dipinta da Lorenzo Lippi di mia esclusiva proprietà, protetta da un recente buon intelamento non era tanto male. Era uno fra i pochi capolavori personalmente acquistati e restaurati;  nel corso della carriera, frequentando  collezionisti e mercanti, non perdevo occasione di acquistare  quando mi era permesso dalle limitate possibilità economiche. Uno degli ultimi acquisti era una bella natura morta di un noto  fiammingo con sottobosco e porcellini d'India bianchi e marroni in perfette condizioni.

Di questo fiammingo prezioso restava ora soltanto tela e telaio, appesi sulla parete della stanza più grande in sconsolato silenzio. Tutta la pittura era stata sciolta e colata dalla lurida ondata. Questo era nulla in confronto alla pericolosa saturazione di due grandi crocifissi trecenteschi restaurati per la Soprintendenza delle Marche e dei rotoli di affreschi vasariani staccati ad Arezzo. Per fortuna le vernici stese recentemente dopo il restauro impedirono la sorte toccata ai porcellini d'India ed il loro secondo restauro, per quanto complesso e difficile, li riportò in luce.(…)

Soltanto dopo diversi giorni di pronto soccorso verso l'arte annegata, fu possibile il trasloco in sede idonea a provvedimenti urgenti e continui indispensabili.(…)

Fu liberata una sala della biblioteca a pianterreno di Palazzo Pitti per ospitare Leonetto e il suo gruppo , ed egli commenta:

 “ritenuti validi i risultati e soprattutto apprezzata l'ingegnosità dimostrata nell'affrontare le più varie difficoltà, la commissione internazionale istituita per superare la calamità ottenne di approntare per il gruppo dei restauratori indipendenti un grande laboratorio nel soffittone  sopra il Museo delle Carrozze. Sotto l'occhio vigile e diffidente  del potenziato Gabinetto di restauro degli Uffizi, il soffittone fu pulito ed adattato al nuovo compito .

In questi note si avverte qualche” frizione polemica” verso i restauratori statali  supportati dall’Istituto Centrale del Restauro di Roma .

Tintori pur  lavorando  quasi esclusivamente su opere statali non  ha mai desiderato  essere un impiegato statale, come del resto altri restauratori della sua epoca.  Lavorava in gruppo con validi restauratori “indipendenti” come Giuseppe Rosi, Alfio del Serra, Giuseppe Gavazzi, Amedeo Lepri, Angiolo Lombardini, Giovanni Cabras , e più tardi Andrea Rothe,  e Barbara Schleicher .

Per finire un ultimo ricordo di Leonetto artista alluvionato.

Nelle cantine della Galleria degli Uffizi con il permesso del Dott. Procacci ancora amico riconoscente ,  erano ospitati un gruppo di sculture in terracotta, gessi e cera ritirati da una mostra personale realizzata con discreto successo alla Galleria "Fiore" in Via della Pergola.

Alle sculture non ritenni necessario nessun personale intervento dopo l’ alluvione e seguirono la sorte di altri oggetti ospiti del sotterraneo.

Per quanto diverse volte abbia cercato di conoscerne il loro definitivo alloggio, non sono mai riuscito a sapere qualcosa di sicuro e preciso. Queste sono ancora di mia proprietà e potrei rivendicarne il possesso, sempre ammesso di riuscire a sapere dove sono.


Collage da testi editi “Autoritratto”e inediti  archivio Tintori

di Antonella Nannicini








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