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LE SCARPE DI MALIBRAN TRA GLI OGGETTI ESPOSTI NELLA MOSTRA A DONNAFUGATA.

LE SCARPE DI MALIBRAN TRA GLI OGGETTI ESPOSTI NELLA MOSTRA A DONNAFUGATA.

LE SCARPE DI MALIBRAN TRA GLI OGGETTI ESPOSTI NELLA MOSTRA A DONNAFUGATA.
"CANTERÒ… MA SONO UNA DONNA MORTA!" le ultime parole prima dell'utimo canto di Maria Felicia Malibran: una Donna geniale.

"Quel tocco in più nel Trionfo degli accessori" la mostra sulla storia del Costume si sviluppa nel piano nobile del Castello di Donnafugata: ORARIO DI APERTURA: Tutti i giorni:9.00-19.00, CHIUSO il Lunedì.
  
In una delle vetrine della Sala che precede la Biblioteca del Castello Donnafugata sono esposte le scarpe appartenute alle due più famose soprano del XIX secolo: AMELIA PINTO e MARIA FELICIA MALIBRAN-
Due scarpette che fanno “camminare” l’interesse dei visitatori verso il personaggio che le calzava nel lontano ‘800…
Due paia di scarpette con sigillo di cera lacca hanno sollecitato una serie di curiosità tra i turisti che hanno riscoperto un capitolo poco noto legato alle due più famose e acclamate cantanti liriche del XIX secolo.

Nel 1825, dopo il suo primo grande successo al King’s Theater di Londra, Maria Felicia si recà in America con il padre Manuel Garcia, baritono e famoso maestro di canto, per una serie di rappresentazioni rossiniani e mozartiane.
Qui conobbe un emigrato francese di 30 anni più vecchio, Eugène Malibran, mercante fallito che si faceva passare per banchiere e, desiderosa di sottrarsi alla tirannia paterna, lo sposò.
Il vecchio Malibran rivelò ben presto la sua intenzione di sfruttare le qualità canore della moglie.
Durò poco i matrimonio perché nel 1827 Maria stufa del marito, decise di tornarsene in Europa, dove nel giro di pochissimi anni divenne una delle più acclamate interpreti dell’opera romantica. Avendo ottenuto nel 1835, il divorzio da Malibran il 26 marzo 1836 potè finalmente sposare a Parigi il violinista belga Charles de Bériot, dal quale tre anni prima avva avuto un figlio, Charles Wilfrid, futuro maestro di Ravel.
La successiva stagione londinese tra maggio e luglio, fu particolarmente faticosa.
Durante una pausa dai suoi impegni, mentre cavalcava nella campagna in groppa ad un purosangue, il cavallo si imbizzarrì, Maria cadde malamente e fu trascinata sul terreno.
Raccolta in condizioni pietose, volle tuttavia presentarsi ugualmente sul palcoscenico a Londra, per una ripresa della “Sonnambula” di Bellini: “l’importante è che il pubblico non lo sappia”, disse al marito e ai compagni di lavoro. Non immaginava di essere oramai vittima dei postumi della caduta da cavallo…

Nel settembre dello stesso annosi recò al festival di Manchester per eseguire tre concerti, ma all’ultimo, mentre gli spettatori reclamavano il bis, Maria si sentì mancare.
Le consigliarono di far avvertire il pubblico, ma lei disse: “NO! Niente scuse, canterò. Ma sono una donna morta” e tornò in scena. Morì dopo nove giorni di agonia in una suite dell’albergo di Moseley Arms, alle 11:40 del 23 settembre 1836, vegliata dal marito.
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