LE CASE ASSOCIATE

  • Indirizzo: Via Garibaldi, 30 Modigliana Forlì Tel: +39 0546 942279
  • Orario: Aperto tutte le domeniche dalle 15 alle 18 Per prenotazioni, visite guidate e aperture straordinarie contattare la Biblioteca: 0546.941019
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Modigliana (Forlì-Cesena)

Il museo ha sede nella casa in cui visse Don Giovanni Verità, il sacerdote divenuto famoso per aver offerto, dal 21 al 23 agosto 1849, un rifugio sicuro a Giuseppe Garibaldi, braccato da Austriaci e Pontifici. L'edificio, che conserva intatta l'originaria struttura di piccola casa borghese dell'800, fu acquistato dal Comune di Modigliana prima della demolizione a cui l'aveva destinata la proprietaria per ampliare l'adiacente dimora. Con decreto dell'allora Capo del Governo, Benito Mussolini, la casa fu dichiarata monumento nazionale e trasformata dal Comune di Modigliana nel museo risorgimentale intitolato al sacerdote patriota Don Giovanni Verità.
Dall'ingresso su via Garibaldi si accede a quello che fu una sorta di tinello e che ora vede alle pareti due paliotti d'altare provenienti dalla Chiesa di San Rocco, dove officiava il sacerdote patriota e alcune lapidi a ricordo della figura di Don Giovanni e del salvataggio di Giuseppe Garibaldi. Segue l'ampia sala, dove sono esposti documenti e cimeli, che ci parlano della figura del padre di Don “Zvan”, il notaio Francesco, della personalità del Canonico Verità, della sua attività “politica”, del salvataggio di molti patrioti e in particolare di Garibaldi.
Lungo il corridoio, si trova una sequenza di fotografie che narrano la vicenda della salma di Don Verità, un sacerdote che ebbe funerali civili perché, con una sua dichiarazione in punto di morte, condannava una Chiesa temporale lontana dalla “vera religione di Cristo”. Sullo stesso corridoio si apre la camera da letto che accolse il fuggiasco Giuseppe Garibaldi e lo ospitò anche quando tornò nell'ottobre del '59, a salutare l'amico. Il giardino, un tempo orto, completamente riallestito, ospita oggi eventi di carattere culturale; da qui si accede alla cucina della famiglia Verità.
Su una parete è visibile lo sportello che chiude il pozzo della casa. Esso non era solo una riserva d'acqua, ma anche un'importante via di fuga per ricercati, nascosti dal sacerdote. Grazie a questo pozzo, nonostante le diverse perquisizioni che Don Giovanni dovette subire.
 
 
  • Indirizzo: Via Charles Darwin, 26 50051 Petrazzi FI
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Villa Tinti Fabiani – Castelfiorentino (Firenze)

La villa Tinti-Fabiani, di sapore ottocentesco, si trova nella frazione di Petrazzi, a Castelfiorentino (FI) e deve il nome ai suoi proprietari: Tommaso Giannini la acquisì nel 1883, a “cancelli chiusi”, da Onorato Tinti. La villa ha preso anche il nome di Villa Garibaldi poiché in questa casa, l’8 agosto 1867, pernottò il Generale Giuseppe Garibaldi durante la sua visita a Castelfiorentino, mentre stava cercando di raccogliere adesioni in Toscana in vista dell’imminente campagna militare contro lo Stato Pontificio (culminata con la pesante sconfitta a Mentana).
Fra le numerose camere spicca infatti la camera parata di stoffa rossa in cui alloggiò Garibaldi che conserva tutti gli arredi in modo completo e non è stata modificata nel corso del tempo. Gli oggetti sono gli stessi utilizzati dal generale durante la sua visita, ricordata anche in una lapide posta sulla facciata dell’ingresso della villa. Fra i ricordi garibaldini spicca un piccolo ritratto di Anita con una notazione di mano di Menotti che recita “Questo è l’unico vero ritratto di mia madre”.
La villa si articola su due piani e un seminterrato ad uso cantina dove si trovano ancora i vecchi tini, botti, bottiglieria d’epoca, caratelli e attrezzi che servivano per la spremitura dell’uva e per la frangitura delle olive. Anche le cucine hanno subito ben poche trasformazioni nel corso dell’ultimo secolo. Presenti anche gran parte dei ricordi di famiglia: foto d’epoca, quadri legati alle nostre vicende nazionali e risorgimentali e oggetti d’uso. Lo stesso può dirsi degli arredi conservati quasi interamente intatti: divani, poltrone, scrivanie, scansie, credenze, manche servizi di piatti e porcellane varie.
Altro elemento di interesse è rappresentato dalla Sala delle bandiere: un grande salone interamente dedicato al ricordo della vittoria del 1918. Sia gli arredi che le decorazioni murarie risalgono al periodo in questione, mentre i quadri alle pareti ricordano le imprese belliche. La sala raccoglie numerose bandiere in seta di varie dimensioni che furano usate il 4 novembre del 1918. In quella data infatti nel piccolo borgo fu organizzata una festa per celebrare l’evento: le case furono ornate con le bandiere tricolore, in gran parte acquistate dalla famiglia Giannini. Alla fine della giornata le bandiere furono ritirate e deposte nel salone dove si trovano ancora oggi, insieme a due foto che testimoniano l’evento.
 
 
  • Indirizzo: Via Colle Ottone Basso 88, 00049 Velletri (Rm)
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Velletri (Roma)

La Casa Ugo Tognazzi è più che un semplice luogo di “memoria”: è un luogo di accoglienza, un museo, un distillato di emozioni per chi è ancora profondamente legato a un certo modo di fare cinema. Uno spazio realizzato dall'Associazione Culturale "Ugo Tognazzi", con l'intento di mantenere vivo il ricordo professionale e privato del grande attore, nella sua residenza storica di Velletri, chiamata da lui e dagli amici che erano soliti frequentarla, "Casa Vecchia". Si trova all’interno della tenuta La Tognazza, acquistata da Ugo negli anni ’60 e diventata il fulcro della vita privata e professionale dell'artista.
È a “Casa Vecchia” che, nell'agosto del 1971, Ugo Tognazzi sposa Franca Bettoja; è qui che, ogni giorno, in un clima di "convivialità lavorativa", Ugo invita i suoi amici, colleghi, attori, registi, sceneggiatori, con cui scrive, inventa e realizza la maggior parte delle sceneggiature e dei film poi rimasti a pieno titolo nella storia del cinema italiano. “In questa stessa area – spiega il figlio Gianmarco - ha coltivato le sue più grandi passioni, dalla terra alla cucina, realizzando la sua azienda agricola, è stato lui infatti uno dei primi pionieri del km 0, divulgando con grande anticipo la filosofia gastronomica "dall'orto alla tavola e dall'acino alla bottiglia". Ugo era solito allietare i suoi amici ed ospiti con prelibate e insolite ricette e cene completamente preparate da lui unicamente con i prodotti della sua terra. La trasformazione avveniva nella splendida cucina che conserva ancora oggi il sapore, del genio, delle idee”.
E poi il soggiorno, tutto sviluppato intorno al camino e collegato alla sala proiezioni e alla stanza del biliardo, dove sono conservati documenti, locandine, manifesti, sceneggiature, fotografie di scena e private, relativi alla vita e all'attività artistica di Tognazzi. Infine, la camera da letto dell'attore, che conserva interessanti mobili d'epoca incluso un grande baule-armadio da viaggio, usato da Tognazzi per portare gli abiti di scena durante le sue tournée teatrali. In tutte le stanze l'arredo è rimasto quello originale e vi sono conservati oggetti personali che l'attore amava, insieme ai ricordi dei giorni trascorsi in compagnia di familiari, amici e colleghi, oltre ai vari riconoscimenti ricevuti durante la sua carriera.
 
 
  • Indirizzo: via Baracca,65 48022 Lugo (RA) Tel. + 39 0545 38105-38423
  • Orario: fino al 9 ottobre dal martedì alla domenica dalle 10 alle 12 e dalle 17 alle 19. dal 10 ottobre dal martedì alla domenica dalle 10 alle 12 e dalle 16 alle 18.
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Lugo (Ravenna)

Istituito dal Comune di Lugo nel 1924 e collocato dal 1926 fino al 1990 in una sala affacciata sul voltone di ingresso della Rocca Estense, il Museo Francesco Baracca viene trasferito nel 1993 nella casa natale del pioniere dell’aviazione italiana per adempiere le volontà testamentarie del padre, conte Enrico. A partire dal 1999 è stato oggetto di una serie di interventi volti a consolidare l’edificio: viene riaperto nel 2015 raddoppiando la superficie espositiva che può finalmente ospitare numerosi cimeli, arredi, documenti.
Il nuovo allestimento conferma la centralità dello SPAD VII S2489, l’aereo di fabbricazione francese (1917) restaurato nel 1990, posizionato nella sala destra dell’androne d’accesso in modo da evocare l’idea del volo. SI tratta di un inestimabile cimelio tecnologico dell’aviazione mondiale: è uno dei pochi esemplari dell’epoca che ancora si possono ammirare. L’attuale percorso museale prevede al primo piano una sala riservata alla dimensione privata dell’Eroe con la ricostruzione della camera da letto e la presentazione di alcuni effetti personali; una stanza che documenta medaglie, attestati, riconoscimenti ricevuti nel periodo che va dal 1915 al 1918; una sezione incentrata sul “mito” di Baracca, attraverso lettere, giornali, pubblicazioni.
Al secondo piano assieme ad altri cimeli della Grande Guerra esposti si può ammirare la “collezione Baldini” che raccoglie numerose cartoline illustrate della Grande Guerra. Una delle più importanti collezioni italiane di cartoline di propaganda, ricca di circa tremila esemplari perfettamente conservati e catalogati che offrono uno spaccato della società italiana al tempo della Grande Guerra.
Al secondo piano è stato inoltre installato, in attuazione del progetto “Alisto”, un simulatore di volo realizzato a partire dalle foto della ricognizione aerea. Il programma offre la possibilità di provare l’esperienza di volo sui fronti dell’Isonzo e del Piave della Grande Guerra e, contemporaneamente, sugli stessi territori come sono oggi, permettendo di evidenziare alcune delle trasformazioni subite dal nostro territorio nel corso di un secolo, con particolare riferimento alle linee di costa, al corso dei fiumi, ai sistemi lagunari, ai porti, ai centri industriali e abitati, alle infrastrutture civili e militari
 
 
  • Indirizzo: Studio Museo Carlo Mattioli Borgo Retto 2 43121 Parma
  • Orario: Visita su prenotazione. Gruppi da 5 a 25 persone. Biglietto euro 5. Per informazioni Archivio Carlo Mattioli tel. 0521 231076 ore 9 – 13.
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Parma

Carlo Mattioli (Modena 1911 – Parma 1994) è stato un pittore italiano, protagonista dell’arte del Novecento. Estraneo ad ogni tentativo di assimilazione ad alcuna corrente artistica o ideologica, ha lasciato un inconfondibile e profondo segno nella cultura figurativa del suo secolo. Disegnatore ed illustratore di capolavori della letteratura italiana ed europea negli anni della giovinezza e compiutamente pittore poi, dopo aver vinto nel 1956 la Quadriennale di Roma e la Biennale di Venezia con una giuria presieduta da Roberto Longhi, ha conosciuto dagli anni Sessanta la piena affermazione presso il grande pubblico ed ha esposto nelle più prestigiose sedi espositive in Italia e all’estero scegliendo come interpreti privilegiati della sua pittura, accanto ai nomi più illustri ed avvertiti della critica italiana come Roberto Longhi, Roberto Tassi etc, gli amici poeti e letterati come Mario Luzi, Attilio Bertolucci, Cesare Garboli, Vittorio Sereni, Alberico Sala etc.

Al piano terreno del secentesco palazzo Smeraldi edificato dall’Architetto dei duchi Farnese, le grandi stanze vibranti di memorie dell’atelier del pittore visitate dai più grandi intellettuali del secolo scorso, attratti dal carisma del solitario pittore di Parma, si aprono al pubblico e ritrovano il soffio vitale che le abitava durante il lavoro del Maestro.

“Mattioli mi guida nell’appartamento che gli fa da studio a Parma, stanze fresche, soffitti alti…uno studio che pare sul punto di mutarsi in pinacoteca tanti sono i dipinti recenti e meno che hanno trovato una collocazione lungo le pareti. Il solo soggetto “irregolare” è la giacca da lavoro dell’artista, una imbrattata casualità, quasi un riflesso della tavolozza.” Vittorio Sereni poeta
 
 
  • Indirizzo: Museo Secondo Casadei via Della Pace 28 47039 Savignano sul Rubicone (FC) tel.0541945259
  • Orario: Visite su appuntamento telefonico o via mail
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Savignano sul Rubicone (Forlì-Cesena)

Secondo Casadei (Sant’Angelo di Gatteo 1906-Forlimpopoli 1971), musicista e fondatore nel 1928 dell’omonima popolare orchestra, è il protagonista e l’interprete più grande della musica folkloristica romagnola, creatore del fenomeno “liscio”, ha fatto e continua a far ballare generazioni di italiani. Ha scritto oltre mille brani, fra cui “Romagna mia”, la sua più famosa canzone, che è diventato l’inno di questa terra ed uno dei motivi musicali italiani più noti nel mondo.

Il museo è sito a Savignano sul Rubicone (FC), dove si può visitare la sede delle edizioni musicali Casadei Sonora, da lui fondate e dirette dalla sua famiglia, ed il suo studio nell’abitazione accanto in cui ha vissuto dal 1957 al 1971. Qui si possono ammirare strumenti musicali, spartiti, immagini e dischi d’epoca, riconoscimenti, divise e ricordi di una carriera lunga decenni.

 
  • Indirizzo: Via Sole 75010 Aliano (MT)
  • Orario: Tutti i giorni 10–12:30, 16–18
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Aliano (Matera)

La casa è esattamente la stessa di quando fu lasciata dall’artista nel 1936. È completamente vuota ed è su questo “vuoto” che si desidera costruire una forte emozione attraverso la quale tutto ciò che si immagina diventa vivo, vero, percepito dai sensi. Non vi sono oggetti od ambienti artificiali.
L’abitazione di Levi è nuda, racchiusa dentro alle mura imbiancate di calce, separata tra cucina e studio di pittura, separata nei suoi immensi spazi esterni dalle piccole finestre dipinte. Negli ultimi anni è stato istituito un intervento estremamente tecnologico, silenzioso ma presente, un invito alle lettura, alla immaginazione ed alla meditazione. I soffitti delle camere dell’autore, al centro, ospitano un impianto di multi visione costituito da proiettori di diapositive programmati e sintonizzati da un computer. Tali proiettori faranno rivivere sui muri bianchi le immagini tratte dai documenti fotografici dell’epoca, la casa, gli orti, i ritratti delle donne, i camini, i calanchi ed in un caleidoscopio di dissolvenze evanescenti saranno intervallate dalle sagome di un cavalletto dall’ombra dei pannelli, dalla traccia di un letto di ferro, di un tavolo da cucina, ombre cinesi che si animano nella velocità della proiezione multi visiva. Il visitatore sarà guidato dalle emozioni della lettura, dalle sensazioni provate e dalla magia che si rileva dalle sue cronache e che traspira dai suoi quadri.

Carlo Levi: “La casa era modesta, costruita in modo economico, e non bella, perché non aveva carattere, non era né signorile né contadina…l’alloggio era quasi vuoto… E soprattutto era una casa, un luogo dove avrei potuto esser solo e lavorare…Mi affrettai dunque a salutare la vedova, e a cominciare la mia nuova vita nella mia residenza definitiva…. Contento della nuova solitudine, stavo sdraiato sulla mia terrazza, e guardavo l’ombra delle nuvole muoversi sulle creste lontane, come una nave sul mare…Uscivo spesso nelle belle giornate, a dipingere: ma lavoravo soprattutto in casa, nello studio o sulla terrazza… Sulla mia terrazza il cielo era immenso, pieno di nubi mutevoli: mi pareva di essere sul tetto del mondo, o sulla tolda di una nave, ancorata su un mare pietrificato…
 
 
 
  • Indirizzo: Via M. Moretti, 1 47042 Cesenatico (FC) Tel +39 0547 79279 Fax +39 0547 79121
  • Orario: Prenotazione visite e attività didattiche: Email
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Cesenatico (Forlì-Cesena)

Marino Moretti è nato a Cesenatico il 18 luglio 1885. Nel 1901 abbandonò la scuola per andare a Firenze e studiare recitazione. Poco dopo tuttavia decise di dedicarsi alla letteratura: tra il 1902 e il 1903 infatti pubblicò i suoi primi lavori, novelle e poemetti, e pochi anni dopo cominciò la sua collaborazione con numerosi e importanti periodici come “Il Corriere della Sera”. Nel 1916 uscì il suo primo romanzo Il sole del sabato.
Con Poesie scritte col lapis (1910) viene definito dalla critica il termine di “crepuscolare” il carattere particolare della sua poesia.
La stessa intonazione si ritrova nella sua prosa, romanzi e novelle (i più noti: I puri di cuore, 1923; L’Andreana, 1938; La vedova Fioravanti, 1941) nei quali lo scrittore descrive con semplicità di linguaggio, storie umili e situazioni del quotidiano. Un linguaggio più ironico si trova invece nella prosa di memoria come Scrivere non è necessario (1937) and I grilli di Pazzo Pazzi (1951).
Ha ottenuto importanti riconoscimenti come il Premio dei Lincei per la Letteratura (1952) e il Premio Viareggio (1959).
Col Diario senza le date (1966) riapre una stagione della poesia che proseguirà intensamente negli ultimi anni fino alla sua morte avvenuta a Cesenatico il 6 luglio 1979.

Col testamento del 1978, Marino Moretti lasciò alla Biblioteca Comunale di Cesenatico i suoi libri e le sue carte autografe. La sorella Ines, proseguendone idealmente le volontà, donò al Comune di Cesenatico nel 1980 la casa sul canale, al fine di conservare la biblioteca e l’archivio dello scrittore nel suo luogo originario, e per garantire «lo studio, l’istruzione, l’educazione».
L’edificio è divenuto così sede di un importante centro di studi sulla cultura letteraria del Novecento, non solo italiana. Fin dalla sua istituzione, Casa Moretti divenuta museo, ospitando il prezioso archivio e la biblioteca specializzata, promuove attività culturali e di ricerca, oltre che di conservazione, tutela e valorizzazione del proprio patrimonio, in primo luogo per la migliore conoscenza della figura e dell’opera di Moretti, quindi del contesto in cui l’autore visse.
Dal 1993 Casa Moretti ha istituito un Premio biennale riservato a opere di filologia, storia e critica nell’ambito della letteratura italiana dell’Otto e Novecento.
 
 
  • Indirizzo: via San Bernardino, 14 12037 Saluzzo (CN)
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VILLA BELVEDERE RADICATI - SALUZZO (CN)

La Villa Belvedere Radicati sorge sopra una terrazza naturale a cui si accede tramite un bel viale di robinie. La fondazione dell’edificio è probabilmente molto antica e risale all’inizio del 1300: originariamente l’edificio doveva essere una torre di segnalazione, mentre tra il 1400 e il 1500 il sito fu scelto dai Marchesi come luogo adatto alla caccia e all’attività di loisir nella natura.
  • Indirizzo: Studio Simi Via Provinciale Località Scala Stazzema (LU) +393334379647
  • Orario: Visite guidate su prenotazione per gruppi. Luglio-Agosto: aperto Sabato e Domenica con orario 17,00-20,00.
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  • Facilitazioni per i soci: IN ATTESA DI COMUNICAZIONI

Stazzema (LU)

Lo Studio che il pittore tardo macchiaiolo Filadelfo Simi (1843–1923) fece costruire su suo progetto a Stazzema, in Alta Versilia attorno al 1890 è giunto a noi pressochè intatto, sia nelle strutture murarie che in molti arredi. Qui il Pittore trascorreva lunghi periodi di tranquillità alternati a quelli più intensi della vita fiorentina, e vi trovò ispirazione per molti dei suoi capolavori. Trasferì in essi i paesaggi, i modelli e le situazioni dell’ambiente paesano contadino, in linea con le tendenze macchiaiole della pittura all’aria aperta.
 
Dei due figli di Filadelfo, Renzo(1899-1943) e Nera(1890–1987) , fu quest’ultima a continuare l’arte del Padre sia nello stile pittorico che nella professione di insegnante, tanto nel rinomato studio fiorentino di via dei Tintori, quanto in quello Stazzemese. Fu la continuatrice dell’insegnamento del metodo Jerome, che il padre aveva appreso durante gli anni del suo soggiorno parigino. Fu la gelosa conservatrice di molte sue opere, e maestra di intere generazioni di Artisti che a Stazzema, presso lo Studio hanno soggiornato e lavorato.
 
Oggi nello Studio, divenuto una Casa Museo, si trovano diverse opere di Filadelfo e Nera: dipinti, disegni, bozzetti, prove,che insieme ad oggetti d’uso quotidiano, contribuiscono a creare una atmosfera di fine 800 e a restituire emozioni e suggestioni d’altri tempi.

 
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