LE CASE ASSOCIATE

  • Indirizzo: Via Giosuè Carducci, 59, 57022 Castagneto Carducci LI 320/7690079
  • Orario: Gennaio-Febbraio-Novembre-Dicembre: sabato e domenica dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 18,00
    Marzo-Aprile-Ottobre: tutti i giorni dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 18,00; chiuso il lunedì
    Maggio-Settembre: tutti i giorni dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 19,00; chiuso il lunedì
    Giugno-Luglio-Agosto: tutti i giorni dalle 10 alle 13,30 e dalle 16,00 alle 20,00. Nessuna chiusura infrasettimanale
  • Sito internet:
  • Contatti:
  • Facilitazioni per i soci: Omaggio (pubblicazioni e/o cartoline ecc.)

(Centro di valorizzazione "Casa Carducci" - Castagneto Carducci, Livorno)

Aperto al pubblico nel 1992 in seguito ad una convenzione tra il Comune di Castagneto Carducci e la famiglia proprietaria Espinassi Moratti, il Centro ha come proprio scopo quello di rievocare il legame di affezione che per molto tempo unì Carducci a Castagneto. Si deve ricordare infatti che il medico Michele Carducci, padre dello scrittore, esercitò la professione a Bolgheri dal 1838, ma per le sue convinzioni progressite e libertarie e per gli attriti con la parte più conservatrice della popolazione, si vide costretto nel 1848 a traslocare nella più tranquilla Castagneto, dove alloggiò fino al 1849.
Dopo di allora, tra il 1879 ed il 1894, il poeta venne ospitato annualmente nella casa della famiglia Espinassi Moratti; fu questa l’epoca delle “ribotte”, un lungo e cordiale corollario all’attaccamento alla Maremma. L’antica permanenza del piccolo Giosuè nella residenza è ricordata dalla lapide commemorativa posta sopra la facciata del palazzo; la stanza interna ed il mobilio, messi a disposizione dagli eredi dei precedenti proprietari, intendono evocare il fascino discreto degli antichi interni familiari che fecero da sfondo alla presenza castagnetana del Carducci.
 

CASA CARDUCCI Via Carducci, 59

Telefono: 320/7690079
Ingresso: 5 €

Gennaio-Febbraio-Novembre-Dicembre 
Sabato e domenica dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 18,00

Marzo-Aprile-Ottobre 
Tutti i giorni dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 15,00 alle 18,00; chiuso il lunedì

Maggio-Settembre
Tutti i giorni dalle 10,00 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 19,00; chiuso il lunedì

Giugno-Luglio-Agosto
Tutti i giorni dalle 10 alle 13,30 e dalle 16,00 alle 20,00. Nessuna chiusura infrasettimanale

MUSEO ARCHIVIO
dal Martedì al Venerdì 10.00 - 13.00
Festivi e Prefestivi orario continuato dalle ore 10.00 alle 18.00
ingresso libero


Questa casa fa parte del Sistema Museale Case della Memoria in Toscana. Visita la pagina con le informazioni ed i video.

 

  • Indirizzo: piazzetta Beato Padre Pino Puglisi 5, 90123 Palermo Telefono 091.6301150
  • Orario: Contattare il Centro di Accoglienza Padre Nostro, telefonicamente o tramite posta elettronica.
  • Sito internet: Casa Museo
  • Contatti: Casa Museo

Casa Museo Beato don Pino Puglisi (Palermo)

Il 25 Maggio 2014, in occasione del primo anniversario della Beatificazione di Don Giuseppe Puglisi, è stata inaugurata e benedetta la Casa in cui Egli visse dal 1969 al 1993 (tranne nel periodo in cui era residente in via Dante n. 338 e quando fu parroco di Godrano, dal 1970 al 1978), sita in piazzetta Beato Padre Pino Puglisi (già piazzale Anita Garibaldi) a Palermo, luogo del suo martirio.
Per il Centro di Accoglienza Padre Nostro fondato dal Beato Giuseppe Puglisi, impegnato da oltre 20 anni nel tenere viva la memoria del suo fondatore, l’acquisto e la ristrutturazione della sua casa ha rappresentato un traguardo importante, il coronamento dell’investimento per trasformare Piazzale Anita Garibaldi da "posteggio per automobili" a luogo-simbolo dei valori universali incarnati dal Beato.
Oggi l’appartamento è una Casa Museo, termine che non rimanda alla staticità di un luogo da contemplare e conservare intatto, bensì ad uno spazio da vivere pienamente, in cui incontrarsi, crescere nella fede e nella sollecitudine verso i poveri. Abbiamo inteso recuperare, in questo modo, il senso della "Casa" come focolare domestico, luogo privilegiato in cui la famiglia vive, si relaziona e accoglie le persone care.

All’interno della Casa Museo troverete libri, mobili, oggetti, indumenti, paramenti liturgici e ricordi appartenuti al Beato Giuseppe Puglisi e ai suoi genitori, che sono stati custoditi dai suoi familiari e che oggi sono ritornati nella loro collocazione originaria. Tutto ciò consente di toccare con mano il modo di vivere del Beato: la semplicità e la sobrietà di quanto contenuto nella Casa ci aiutano a comprendere la scelta di vivere nella povertà, il rapporto "funzionale" che aveva con gli oggetti e la predilezione che, invece, nutriva per i libri. Ne sono stati trovati circa 6.000, che sono stati trasferiti al Seminario Diocesano, ma i familiari avevano conservato i testi che trovate all’interno dell’appartamento.
Il Centro di Accoglienza Padre Nostro ha consegnato al culto dei pellegrini il luogo della vita e della morte del Beato Pino Puglisi, luogo di un martirio legato alla Sua relazione personale con Gesù, vissuta come più preziosa della Sua stessa vita. Per visitare questo luogo, carico di significati, potete contattare il Centro di Accoglienza Padre Nostro, telefonicamente o tramite posta elettronica.

 
  • Indirizzo: viale Regina Margherita, 166 92024 Canicattì (Agrigento)
  • Orario: martedì e giovedì dalle ore 10.00 alle ore 13.00. Gli altri giorni solo su prenotazione inviando una richiesta all'indirizzo e-mail evidenziato, indicando il giorno e il numero di persone.
  • Sito internet: Casa giudice Livatino
  • Contatti: Casa giudice Livatino

Casa Giudice Livatino (Canicattì - Agrigento)

La casa del Giudice Rosario Livatino è il luogo fisico in cui ha edificato i suoi valori. Rosario Livatino, sostenuto e protetto dai genitori, è cresciuto nel cuore di Canicattì in provincia di Agrigento.
Dal 21 settembre 1990 a oggi la sua casa è rimasta immutata per volere dei genitori e successivamente degli eredi. Ubicata in via Regina Margherita 166, costituisce un tessera del mosaico dell'antica Canicattì.
Nella dimora della famiglia Livatino e soprattutto nella camera-studio di Rosario si percepisce, ancora oggi, il suo spirito e la sua tempra fortificata dalla sua fede in Dio. Tra i vari libri, codici, riviste e film in VHS è possibile comprendere quali fossero i suoi interessi: ispirati ai principi di giustizia e cristianità con un pizzico di sano umorismo. L’ordine schematico dei propri effetti e la semplicità della sua camera ci lasciano immaginare come i suoi ideali fossero ben chiari al suo pensiero e palesemente netta fosse la distinzione tra bene e male.
Visitare la casa di Rosario Livatino è un'esperienza che lascia il segno perché forti sono le emozioni che ne scaturiscono.

 

(Pennabilli - Rimini)

La Casa dei mandorli a Pennabilli è in via Tonino Guerra 1, addossata al Roccione e al castello di Penna che fu dei Malatesta. Circondata da mandorli che, come diceva Tonino, “fanno luce anche di notte”. E’ stata ristrutturata dall’architetto Celio Francioni con il sapiente contributo di Gianni Giannini e abitata da Tonino e Eleonora “Lora” Kreindlina (attuale vigile custode) dal 1989 fino agli ultimi giorni del poeta.
L’edificio, di 200 metri quadrati, è composto da due case collegate: dal salone a piano terra si va al piano di sopra dove ci sono le camere da letto; si esce nel portico, divenuto stanza, con un bel camino incassato coi vetri dipinti con i suoi disegni.
L’occhio del visitatore incontra sculture orientali, frammenti di ceramiche uzbeke, scatole di legno intarsiato, ciotole in lacca, uova decorate, pupazzi in terracotta, un’antica chiave, uno scettro africano, un amuleto sciamano… Tutti, tra loro, dialogano in lingue diverse, le stesse che il poeta ha ascoltato nei suoi viaggi nel mondo.
Alle pareti quadri, suoi pastelli e qualche bozzetto: un disegno colorato di Wim Wenders, un acquarello di Michelangelo Antonioni e un De Chirico, il sasso fossile del tempo della prigionia, le forbici di Gianni sempre pronte a sistemargli baffi e capelli, l’elefantino di Soraya portato dalla Thailandia, le gabbie che Tonino riempiva di parole in modo da far imparare a Lora la nostra lingua; le foto con Fellini, Antonioni e Theo Anghelopulos e altri registi; con Marcello Mastroianni e altri attori. Si possono ammirare chine di Vespignani, di Federico Moroni (il pittore che più gli fu accanto in gioventù), opere di Mikhail Schvartzman, l’allievo di Malevic, regali e collage del regista armeno Sergej Paragianov, tante altre di Rustam Amdamov e Sergej Barkin, autore del pluripremiato cartone animato Il leone dalla barba bianca sceneggiato da Tonino. Sono gli artisti russi che Tonino teneva nel cuore, geni assoluti che ha voluto accanto. Tra questi i registi come Andrej Khrjanovsky e Otar Ioseliani, Georgij Danelija, dei quali nella casa si rintraccia il passaggio.
Molti dei mobili e scaffali sono stati creati da Tonino con l’aiuto di artigiani e riempiti dai libri che sceglieva per la sua biblioteca ideale. Alla casa appartiene un ricchissimo archivio curato dallo Stato italiano e destinato a essere raccolto dal Comune nell’edificio più antico di Pennabilli, il Bargello. Qui, nelle varie lettere, ci sono tracce grafiche di Pasolini, della Ginzburg, di Calvino, di Vittorini, di De Pisis, con Fellini e Antonioni, Garcia Marquez e tanti altri che documentano la sua attività letteraria degli anni Cinquanta e Sessanta e quella successiva, la grande carriera di sceneggiatore ammirato e premiato in tutto il mondo.

 
  • Indirizzo: Corso Dante, 9 70038 – Terlizzi (BA) Tel: +39 080 3542836
  • Orario: Aperta dal martedì al sabato, ore 10-13; il venerdì ore 16-19 Per gruppi organizzati e scolastici è obbligatoria la prenotazione
  • Sito internet:
  • Contatti:

Terlizzi (Bari)

Michele De Napoli (Terlizzi, 25 aprile 1808 – Terlizzi, 24 marzo 1892) è stato un pittore e politico italiano, considerato uno dei più notevoli rappresentanti della pittura pugliese della prima metà dell'800, in tutto l’ex Regno delle Due Sicilie (Campania, Lazio, Abruzzo, Puglia e Sicilia). Nel 1892 decise di donare al Comune di Terlizzi, con lascito testamentario, il Palazzo di famiglia e una collezione di oltre mille opere, perché fossero destinati a “conservare gli oggetti d’arte, gli scritti e quanto rimane della mia attività come elemento di storia agli studiosi delle cose nostre”.
Il Palazzo è oggi sede della “Pinacoteca de Napoli”, che raccoglie le opere dell’artista. Nel 2009 l’edificio, dopo lunghi e articolati lavori di restauro, è stato restituito al pubblico, dando modo all’Amministrazione comunale di allestire, nel luglio 2010, la mostra permanente “Michele de Napoli: dalla ‘pittura istorica’ alle opere tarde” che presenta una selezione di 85 opere particolarmente significative della ricerca artistica condotta da Michele de Napoli in quasi sessanta anni di attività, tra Napoli, Roma e la sua Terlizzi. Oltre alla mostra permanente, la Pinacoteca conserva una preziosa collezione di opere composta da 165 olii, 360 disegni, 9 acquerelli, 2 legni e paglia, 477 carboncini e gesso.
 
 
  • Indirizzo: Via Cardonata 2 San Secondo di Pinerolo (TO) Tel: + 39 0121 376545 (segreteria) Tel: +30 0121 502761 (prenotazione visite)
  • Orario: Sabato, domenica, lunedì: 10-18.30; gli altri giorni su prenotazione
  • Sito internet: Fondazione Cosso
  • Contatti: segreteria
    prenotazioni

Castello di Miradolo (Torino)

Il Castello di Miradolo è un'antica residenza che sorge accanto alle colline pinerolesi, da dove si gode di una stupenda vista del Monviso. Il Castello include un Parco storico, di oltre sei ettari di superficie, scrigno di ricchezze naturali e botaniche. Il Castello di Miradolo e il suo Parco hanno origini settecentesche, ma è a partire dagli anni Venti dell'Ottocento che vivono la loro epoca d'oro grazie a “Babet”, Maria Elisabetta Ferrero della Marmora, sposa di Maurizio Massel, secondo marchese di Caresana. Nuovi rifacimenti vengono ancora realizzati in occasione del matrimonio, nel 1866, tra la marchesa Teresa Massel e il conte Luigi Cacherano di Bricherasio, da cui nascono Sofia ed Emanuele. Con la marchesa Teresa e sua figlia, la contessa Sofia Cacherano di Bricherasio, ultima discendente della famiglia, il Castello diviene sede di un importante cenacolo culturale.
Nel 1950, con la scomparsa della contessa Sofia, la proprietà passa in eredità a una congregazione religiosa che la trasforma in casa per esercizi spirituali e per ospitalità di anziani. Nel corso degli anni la dimora e il suo Parco conoscono molteplici e infelici interventi, fino al 2007 quando un gruppo di privati acquista il Castello e il suo Parco che, dall'anno successivo, divengono sede della Fondazione Cosso, realtà privata che opera sul territorio con l'obiettivo di avvicinare le persone all'arte, alla musica, alla natura e a ogni espressione di bellezza. Al fine di valorizzare il complesso architettonico, la Fondazione Cosso ha intrapreso un’approfondita ricerca storica finalizzata alla ricostruzione della memoria del Castello, sia attraverso le fonti archivistiche che attraverso le più recenti testimonianze orali.
 
 
  • Indirizzo: Via Firenze, 164 Località San Varano - Forlì Tel +39 0543 712627 - 712633
  • Orario: La casa museo apre su prenotazione. Contattare il Servizio Cultura e Turismo - Unità Musei allo 0543 712627/712633
  • Sito internet:
  • Contatti:

Villa Saffi - Forlì

Villa Saffi, di proprietà del comune di Forlì dal 1988, era originariamente un convento dei Gesuiti (all’esterno della facciata sono ancora visibili tracce della loro cappella) acquistato dal conte Tommaso Saffi, nonno di Aurelio, e utilizzato in prevalenza come residenza estiva.
A lungo e stabilmente vi risiedette Aurelio Saffi, erede politico di Giuseppe Mazzini, che qui si spense il 10 aprile 1890. Il suo ricordo e quello delle vicende storiche di cui fu protagonista ricorrono negli arredi e nei materiali cartacei e decorativi qui conservati, senza dimenticare che, ancor prima, la villa fu sede di riunioni carbonare e indicata in linguaggio cifrato come Vendita dell’amaranto.
Il fascino della villa, oltre che alle memorie storiche, è legato alla conservazione di arredi originari di notevole pregio ed eleganza e alla ricca biblioteca, che comprende anche un’importante raccolta di quotidiani rari. All’interno dell’immobile, inoltre, è presente la testimonianza lasciata dall’artista Amerigo Bartoli Natinguerra (Terni, 1890-Roma, 1971), che dipinse a trompe-l’oeil la cosiddetta stanza del ping-pong. Attigui all’abitazione padronale sono l’abitazione del custode, un’ampia casa colonica e una costruzione probabilmente utilizzata, in origine, come scuderia.
La villa è circondata da un parco dominato, nella parte anteriore, da un maestoso cedro del Libano probabilmente risalente ai tempi del triumviro, a cui si sono aggiunti magnolie, platani, cipressi, sapientemente mescolati a noccioli, viburni e lauri. Nella parte retrostante la villa, della piccola macchia di querce esistente in passato, sopravvivono alcuni esemplari, che creano un boschetto al cui interno venne costruita la grotta che fungeva da neviera.

 

 
  • Indirizzo: Via Posterla 84, 97015 - Modica (RG) Tel. +39 331 5876218
  • Orario: Tutti i giorni dalle 10 alle 20; martedì e giovedì fino alle 22. Il 17 agosto e il 7 settembre 2019 il Museo chiude a mezzanotte. È sempre consigliata la prenotazione per i gruppi
  • Sito internet: Casa Quasimodo
  • Contatti:

Casa natale – Modica (Ragusa)

Il Museo Casa Natale Salvatore Quasimodo si trova nel centro storico di Modica in via Posterla 84. Il museo è ospitato all’interno della casa dove il Premio Nobel per la letteratura nacque il 20 agosto del 1901. La casa natale si trova al primo piano di una palazzina che affaccia sulla strada, di fronte alla chiesa madre di San Pietro. È composta da cinque ambienti: l’ingresso, lo studio, la camera da letto, due stanzette aperte nel 2016 e adibite a sala video e sala lettura.
Nei due ambienti principali (lo studio milanese e la camera da letto) sono custoditi mobili e oggetti appartenuti al grande letterato e si ha l'occasione per ammirare fotografie autografate, edizioni speciali delle opere quasimodiane, cimeli appartenuti al Poeta, testimonianza della grandezza delle sue opere. Il Museo rappresenta un vero luogo della memoria, in cui si può riuscire a cogliere l'essenza della storia che vi si racconta e dell'arte che vi si manifesta attraverso il ricordo e la riflessione. Ma è anche il vivo racconto di un'epoca, della società che si riferisce ad essa e del territorio di cui fa parte, attraverso la scoperta della personalità, dell'opera e delle emozioni del grande poeta che vi nacque.
Negli anni in cui l’associazione Proserpina ha assunto la gestione della casa museo sono stati eseguiti numerosi interventi manutentivi, sia interni sia esterni, per rendere l’ambiente più accogliente, funzionale ed elegante. L’associazione Proserpina, presieduta da Marinella Ruffino e composta dalle socie Manuela Modica e Maria Antonella Cilia, in questi anni ha promosso iniziative, programmi ed eventi con l’obbiettivo di diffondere in maniera sempre più ampia l’opera del Nobel, approfondire alcune tematiche specifiche della sua opera e valorizzare il patrimonio librario, materiale e immateriale che fa riferimento al mondo quasimodiano.
 
 
  • Indirizzo: Via Antonio Bruni 73100 - Lecce Tel: + 39 327 7385404
  • Orario: Tutti i giorni dalle 9 alle 13 e dalle 18 alle 21
  • Sito internet:
  • Contatti:

Lecce

Cosimo Della Ducata (1934 – 1995), pittore e scultore salentino, acquista nel 1964 insieme alla moglie Rachele, il terreno dove realizzare la propria dimora, progettata secondo i disegni dell’artista stesso, che esegue anche gran parte dei lavori. Oltre agli affreschi del Maestro, gli ambienti della casa ospitano alcuni arredi da lui stesso progettati: porte, librerie, lampadari in ferro battuto, caminetti e decorazioni, ma anche i capitelli del porticato d’ingresso al salone espositivo e le nicchie centinate che ospitano tele sagomate e affreschi. L’affresco intitolato “A Padre Pio”, presente nella sala dedicata al Santo, rimane incompiuto in seguito all’improvvisa scomparsa dell’artista. Nel 2001 gli eredi istituiscono l’Associazione “Cosimo e Rachele Della Ducata” al fine di tutelare il patrimonio artistico e divulgare il messaggio dell’Artista. Nel 2016 il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo dichiara di interesse culturale lo Studio d’Artista Cosimo Della Ducata e la Collezione d’Arte in esso contenuta.
La residenza, concepita come una living gallery, è abitata e curata dalla moglie. Il portone d’ingresso invita direttamente nel salone espositivo dedicato a una significativa selezione di opere pittoriche e scultoree. All’ingresso della camera matrimoniale è collocata una Natività di grande dimensione, unica opera in cartapesta dell’artista che conserva al suo interno la sua divisa militare. La camera mostra opere pluripremiate, ritratti e opere sacre; la stessa spalliera del letto custodisce nel rosone centrale una Sindone dipinta dall’artista.
Al piano inferiore, ecco la tavolozza, i colori, le matite e i pennelli, l’accendino e la pipa che affiancano il busto dell’artista in cemento e gesso, incompiuto. Procedendo lungo la galleria delle sculture e dei piatti dipinti ci si affaccia sullo studio-laboratorio dove Della Ducata realizzò il grande caminetto sormontato da un bassorilievo in pietra leccese. La sala custodisce l’intero corpus delle opere e la raccolta epistolare e documentaria.
Vi sono inoltre esposti gli utensili di falegnameria del padre, la macchina da cucire della madre e gli strumenti del lavoro del Maestro. La cucina dallo stile rustico conserva vari oggetti della tradizione. Il giardino, curato con passione da Rachele, la cui estetica scenografica è parte integrante della villa, accoglie diverse specie di piante, dagli alberi agli arbusti, dai fiori ai rampicanti.
 
 

Atelier - Bologna

L’Atelier di Tullio Vietri (Oderzo, 23/01/1927- Bologna 23/04/2016) si trova a Bologna in via Saragozza 135. È stato il suo rifugio, intimo e quasi impenetrabile. Un luogo di lavoro, un laboratorio e un deposito dove negli anni si accumulano giornali, riviste, pennelli, colori a tempera, acrilici, vernici, colla, puntine, chiodi, martelli, materiali di recupero, pannelli di faesite, fogli di carta e gli oggetti più disparati insieme a documenti d’archivio, disegni e dipinti accatastati gli uni sugli altri. È qui che, tra il 1995 e il 2008, Vietri dipinge e raccoglie la stragrande maggioranza delle sue opere e dove continua incessantemente a produrre finché gravi difficoltà di deambulazione gli impediranno di raggiungerlo.

Dal 2010 si susseguono progressive risistemazioni volte a salvaguardare opere e locali. Nel 2017 poi, in esecuzione delle volontà testamentarie di Vietri, il Comune di Oderzo preleva le opere pittoriche e grafiche che insieme ad archivi e libri andranno a costituire il progettato centro di documentazione. L’atelierperò resta intatto con tutti i suoi arredi e gli strumenti di lavoro: i cavalletti con gli ultimi dipinti ancora fissati con le puntine da disegno, barattoli di colore e di colla, tanti pennelli ancora intrisi di colore, il tavolo da disegno. Una realtà nell’insieme ancora capace di parlare dell’artista, una realtà che la figlia Silvia e la moglie Anna Maria hanno deciso di mantenere e rivitalizzare. 

È stata quindi collocata nello studio la maggior parte della collezione privata, sulle pareti sono stati esposti i quadri già montati, sugli scaffali sono stati collocati centinaia di fogli messi da parte negli anni per la famiglia e anche qualche cartella di grafica sempre conservata nell’abitazione dell’artista è andata a ricostruire l’ambiente insieme ad un piccolo gruppo di dipinti a olio della giovinezza gelosamente custoditi tra le cose di casa. Nell’ atelier è stata portata anche la grande scrivania che per anni era stata in biblioteca, insieme alla macchina da scrivere su cui Anna Maria batteva sotto dettatura i testi del marito. Infine i cataloghi degli artisti recensiti nella rivista, dei contemporanei di cui aveva visitato le mostre o semplicemente di quelli più vicini per amicizia o per conoscenza personale. Qualche mobile di casa completa l’ambiente che pur non essendo più quello di Vietri vivente, restituisce comunque un’immagine veritiera dell’uomo, dell’artista e dell’operatore culturale.

 
Image
Image
Image