LE CASE ASSOCIATE

  • Indirizzo: Villa Silvia-Carducci Stanza del Poeta e Museo AMMI Associazione Italiana Musica Meccanica Via Lizzano 1241 Cesena (FC) Tel. 0547-323425 Fax. 0547 661264
  • Orario: Orari di ufficio: dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 12.30 Orari di visita al museo Musicalia e Camera del Carducci: sabato e domenica dalle 15.00 alle 18.00 (ora solare) o dalle 16.00 alle 19.00 (ora legale); in altri giorni e orari apertura su prenotazione
  • Sito internet: sito
    facebook
  • Contatti:

Villa Silvia - Cesena

La villa settecentesca divenne nel 1874 proprietà della contessa Silvia Pasolini Zanelli, che ne fece un importante cenacolo della cultura romagnola. Alcuni fra gli intellettuali più illustri della Romagna del tempo frequentarono la villa: gli scrittori Nazzareno Trovanelli, Antonio Messeri, Paolo Amaducci; musicisti come Balilla Pratella, Achille Turchi, Federico Sarti, il celebre cantante lirico Alessandro Bonci e soprattutto Giosuè Carducci.
Qui il poeta trascorse, infatti, ben undici soggiorni, dal 1897 al 1906, durante i quali godette della quiete del parco, della mitezza del clima, dell’ascolto della musica e le parole della contessa, donna di spirito e di vasta cultura, legandosi al luogo al punto da esprimere il desiderio di chiudere la sua vita nella tranquilla pace del luogo. E proprio qui fu ispirato a comporre la famosa Ode alla Chiesa di Polenta.
A testimonianza del sodalizio rimane una lapide, posta dai conti Pasolini Zanelli nel 1907, dopo la morte del poeta, a perpetua memoria della loro ammirazione e amicizia, e soprattutto la camera che gli era riservata, ancora oggi intatta e visitabile, con gli arredi, gran parte degli effetti personali, e le numerose fotografie che ritraggono Carducci nei suoi soggiorni alla villa.
La contessa Silvia morì nel 1920, lasciando per testamento la villa al Comune di Cesena, affinché vi ospitasse un’opera benefica, in memoria del figlio Pietro e di Giosuè Carducci. Da allora e fino ad oggi il Comune di Cesena vi ha promosso varie iniziative sociali e culturali: per oltre un cinquantennio vi funzionarono un preventorio tubercolare per fanciulli e una scuola materna; in seguito, una ludoteca, varie attività ricreative e manifestazioni culturali che continuano tutt’oggi.
Nel suggestivo “Giardino Parlante” che sorge attorno alla villa, la visita viene accompagnata da un commento audio che fornisce notizie, informazioni, aneddoti e brani musicali sulla vita della contessa e del suo rapporto con Carducci e gli altri intellettuali che frequentavano la villa.
Dal 2007 Villa Silvia-Carducci è sede dell’AMMI - Associazione Musica Meccanica Italiana, che sviluppa l’attività di ricerca, studio, divulgazione, salvaguardia e restauro degli strumenti musicali meccanici, con una ricchissima biblioteca. Inoltre, ha sede nei locali della villa il museo “Musicalia”, esposizione permanente di strumenti musicali di straordinario interesse: un racconto che attraverso sette stanze, a partire dalla riproduzione del tamburo meccanico di Leonardo da Vinci, ci accompagna lungo cinquecento anni di musica.

 
  • Indirizzo: Via di Vainella 1/g 59100 Figline di Prato (PO) Tel. +39 0574 464016
  • Orario: Su prenotazione.
  • Sito internet:
  • Contatti:
  • Facilitazioni per i soci: Biglietto ridotto

Villa Tintori - Figline di Prato (Prato)

Villa Tintori è situata nella periferia nord del Comune di Prato in prossimità della frazione di Figline.
La costruzione, risalente ai primi anni del '900, è stata acquistata dall'artista e restauratore Leonetto Tintori nel 1935, anno del suo matrimonio con Elena Berruti, e fino alla sua morte, avvenuta nel luglio 2000, è stata sua dimora abituale.
La proprietà del parco, dell'immobile e di quant'altro in esso contenuto, è del Comune di Prato a seguito di donazione avvenuta nel 1988.
All'esterno è circondata da un parco ove sono installate circa trecento tra sculture e bassorilievi in ceramica, cemento, terracotta e bronzo, realizzazioni di Tintori e di altri artisti toscani del '900. Nell'interno sono conservati circa cinquecento pezzi di arte antica, moderna e reperti archeologici.
Tra le sculture del parco vi è anche un'opera raffigurante L'arca di Noè che conserva al suo interno le ceneri di Leonetto Tintori e di sua moglie.

Sul retro della Villa, in alcuni annessi separati dalla struttura principale, si tengono attività didattiche specialistiche legate alla tecnica della pittura murale e alla ceramica artistica, nonché ad attività di ricerca sulla conservazione dei dipinti murali. L'attività di ricerca è svolta in collaborazione con numerosi altri Enti scientifici internazionali ed è coordinata dal Getty Conservation Institute - Los Angeles (U.S.A.).
Su richiesta è possibile assistere a dimostrazioni sulle tecniche di pittura murale (affresco, graffito, stucco lucido) e partecipare a workshops pratici.

ICONA Sistema Museale Case della Memoria in ToscanaQuesta casa fa parte del Sistema Museale Case della Memoria in Toscana. Visita la pagina con le informazioni ed i video.

 

 
  • Indirizzo: Villa del Mulinaccio Via Masso all'Anguilla 59021 Vaiano (PO) Tel. +39 0574 942476
  • Orario: Al di fuori di eventi e mostre è aperta il sabato su prenotazione tel. 0574/942428 (Ufficio del Comune) o 0574/942476 (Ufficio Turistico di Vaiano )
  • Sito internet:
  • Contatti:
  • Facilitazioni per i soci: Visita guidata su prenotazione e omaggio

Villa del Mulinaccio - Vaiano (Prato)

La villa del Mulinaccio - Casa della memoria di Filippo Sassetti è stata recentemente (2003) acquistata nel suo nucleo principale dal Comune di Vaiano, che ne ha subito iniziato la valorizzazione dal punto di vista storico e architettonico, in vista di una destinazione museale come testimonianza di sé stessa e della sua storia, oltreché come sede di eventi culturali e di rappresentanza dell’amministrazione comunale.

Dal punto di vista storico-architettonico la villa, con i suoi annessi e i suoi giardini, si presenta come una serie di edifici di varie epoche e stili ben armonizzati fra di loro in modo da costituire un complesso architettonico ben coerente ed unitario. La villa è stata per secoli il centro di un’importante fattoria e azienda agricola che è andata via via ingrandendosi sempre più fino a costituire, con le sue trentasei unità poderali, la più grande fattoria della val di Bisenzio sia per estensione che per numero di poderi.
Il nucleo rinascimentale della villa è legato alla memoria di Filippo Sassetti (1540-1588), che fu navigatore nelle Indie Orientali ed ebbe vita molto movimentata. Fu proprietario della villa e fattoria del Mulinaccio e ad essa indirizzò ai suoi familiari numerose lettere dall’India nelle quali esprime in elegante lingua toscana le sue impressioni di viaggio.

Alla morte senza eredi di un Sassetti, la proprietà del Mulinaccio passò a Giovanni Strozzi: a questa famiglia subentrarono nel 1660 i Vaj che mantennero la tenuta agricola fino alla metà del secolo scorso. Ai Vaj si devono i successivi ampliamenti nel XVIII e poi nel XIX secolo che hanno fatto assumere al complesso architettonico e artistico della villa l’aspetto attuale.
 
Per un tour virtuale della casa museo:https://emme4video.com/virtual-tour/mulinaccio_v1/

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  • Indirizzo: Via Pontorme 97 50053 Empoli (FI) Tel. +39 0571 994346
  • Orario: giovedì e venerdì 10-13, sabato e festivi 16-19
  • Sito internet:
  • Contatti:
  • Facilitazioni per i soci: Ingresso gratuito, pubblicazioni e/o gadget in omaggio

Casa natale - Empoli (Firenze)

Jacopo Carucci detto "il Pontormo" (Pontorme, Empoli 1494 – Firenze 1556) è fra gli artisti più grandi di tutta l'arte italiana: l'emblema, anzi, di quella straordinaria stagione che Giorgio Vasari chiamò 'maniera moderna'. La sequenza di disgrazie, che ne funestarono gli anni d'esordio della vita, condizionò e turbò l'intera sua esistenza. Ma sulla patologia della sua psiche si è forse troppo letterariamente insistito. Certo la sua espressione riflette (ma in termini di altissima poesia) il suo appartato meditare. Le sue opere, spregiudicate e anticonformistiche, sono tra i vertici assoluti di tutto il Cinquecento.

Jacopo Carucci è nato in una piccola casa ubicata nell'attuale via Pontorme al numero civico 97. L'edificio venne identificato con buona attendibilità, grazie a supporti documentari, da Ugo Procacci nel 1956 e reca sulla facciata una lapide commemorativa composta da Emilio Cecchi nel quarto centenario della morte del pittore. Si tratta di un fabbricato su tre piani di epoca medievale, che si sviluppa su una superficie di oltre cento metri quadrati.

L'acquisto della casa natale del Pontormo da parte del Comune di Empoli è avvenuto alla fine dell'anno 1995, a conclusione delle celebrazioni per il quinto centenario della nascita dell'artista che videro coinvolte numerose istituzioni toscane. Tale acquisto avvenne nella convinzione che qualsiasi iniziativa volta a rendere omaggio all'artista sarebbe risultata diminuita se non si fosse proceduto anche alla valorizzazione delle memorie che di lui restavano nel territorio empolese.

Dal maggio del 2006, al termine di un raffinato restauro voluto dal Comune, la casa del Pontormo è aperta al pubblico. Vi sono esposti oggetti e opere che rammentano l'espressione del maestro; compresi, per esempio, i facsimili dei fogli che Jacopo disegnò in preparazione dei Santi da lui dipinti sulla tavola d'altare della vicinissima chiesa di San Michele. Vi si trova, in una bella edizione, anch'essa in fac-simile, voluta dallo stesso Comune di Empoli, il celebre Diario dell'artista. I nessi fra la casa e il pittore sono idealmente illustrati da una tavola, una bella replica antica della Madonna del libro, opera del Pontormo finora rimasta ignota nella sua redazione autografa. Di quest'ultima è stato scritto che "è senza dubbio l'opera più copiata" di lui, "e, con ogni probabilità, la Madonna più copiata di tutto il Cinquecento fiorentino". E sono parimenti visibili quei reperti archeologici che sono stati trovati nel corso dei lavori di scavo eseguiti per il restauro del fabbricato.

In quella che fu la prima dimora di Jacopo si sono insediati infine – a darne nuova vita – un centro internazionale di studi sull'arte del Cinquecento nella provincia toscana e la Sezione Didattica dei Beni Culturali del Comune di Empoli. Infatti, accanto all'attività scientifica, trova spazio quella didattica, con laboratori, conferenze, performance teatrali e seminari.

La casa natale di Jacopo e la pala che raffigura i santi Giovanni Evangelista e Michele Arcangelo custodita nella chiesa di San Michele, distante pochi passi, costituiscono dunque un autorevole polo di documentazione sul grande pittore manierista e sul suo tempo.

 
  • Indirizzo: via Caprona 6 55020 Castelvecchio Pascoli (LU) Tel e fax 0583 766147 / Tel e fax 0583 724759 (ufficio musei Comune di Barga), Tel 0583 724743 (urp)
  • Orario: 1 Ottobre - 31 Marzo: martedì 14.00 - 17.15, da mercoledì a domenica 09.30-13.00 / 14.30-17.15 1 Aprile - 30 Settembre: martedì ore 15.30 - 18.45, da mercoledì a domenica 10.30-13.00 / 15.00-18.45
  • Sito internet: Fondazione
    Musei Serchio
    Comune Barga
    Provincia Lucca
  • Contatti: biblioteca
  • Facilitazioni per i soci: Biglietto ridotto

Castelvecchio Pascoli (Lucca)

Giovanni Pascoli (San Mauro di Romagna, 31.12.1855 – Bologna, 6.4.1912) è uno dei principali poeti del decadentismo italiano ed una delle figure più rappresentative della letteratura italiana tra fine ‘800 e inizi del ‘900, trascorse a Castelvecchio, località molto vicina a Barga, il periodo più sereno della sua vita. La villa di campagna dei Cardosi-Carrara (sec. XVIII), situata a Caprona di Castelvecchio, è la sistemazione che il Poeta scelse nel 1895 come residenza per sé, la sorella Maria ed il cane Gulì e che egli stesso definì “una bicocca con attorno un po’ d’orto e di selva” in una vallata suggestiva, ricca di voci, colori e di luci. Durante la permanenza in questa casa, nel periodo tra il 1895 e il 1912, il Poeta coltivò il suo amore per la lingua italiana e la poesia latina e qui videro la luce i Primi Poemetti (1897), i Canti di Castelvecchio (1903), i Poemi Conviviali (1904), Nuovi Poemetti (1909). Questo periodo coincide con i riconoscimenti ufficiali tributati al Poeta dalla critica quale innovatore della poesia italiana. Le persone che frequentava volentieri erano quelle di campagna: mezzadri, massaie; ne studiò gli usi, ne analizzò i problemi di particolare risonanza sociale e affettiva come l’emigrazione, ne assorbì il linguaggio parco e ricco di metafore trasferendolo poi nella poesia con colorita incisività, in una sintesi geniale di continuità e di rottura con la tradizione classica. Le immagini del consueto lavoro di campagna come l’aratura, la vendemmia, la semina assumono nella dimensione pascoliana la statura di eventi che travalicano il tempo e lo spazio. La natura circostante diviene memoria, ricordo e sentimento ed i suoni più comuni quali il fruscio del Rio dell’Orso, il gorgogliare della Fonte di Castelvecchio, le voci della campagna, l’ora scandita dalla torre di Barga si fanno parola, musica colore, rivelando insospettati sensazioni e sentimenti. La casa conserva la struttura, gli arredi, la disposizione degli spazi, che aveva al momento della morte di Giovanni Pascoli, avvenuta a Bologna il 6 aprile 1912. La sorella ha conservato, con profondo affetto, i beni pascoliani per quarant’anni e riposa vicino al fratello nella cappella della villa. Il Comune di Barga, erede dei beni pascoliani per lascito testamentario di Maria Pascoli, ha cura degli edifici, dell’archivio che conserva circa 76000 carte, della biblioteca del Poeta composta da 12000 volumi. La casa museo è stata dichiarata monumento nazionale e l’ambiente naturale che la circonda, di particolare interesse paesaggistico.

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  • Indirizzo: Via G. Pascoli, 46 San Mauro Pascoli (FC) tel. 0541.810100 fax 0541.934084
  • Orario: Estivo (dal 16 giugno al 15 settembre): dal martedì alla domenica 9.30-12.30 e 16.00-19.00 Invernale (dal 16 settembre al 15 giugno): dal martedì alla domenica 9.30-12.30 e 16.00-18.00 Chiuso il lunedì
  • Sito internet: Parco Poesia Pascoli
  • Contatti:

San Mauro Pascoli (Forlì - Cesena)

Il Museo Casa Pascoli, monumento nazionale dal 1924 e gestito dal Comune di San Mauro Pascoli, rappresenta, insieme alla Torre, il centro della memoria pascoliana: il ricordo della casa natale e dei momenti trascorsi a San Mauro durante l'infanzia e la giovinezza, rendono questo luogo carico di suggestioni e di poesia.
La poesia di Giovanni Pascoli nasce proprio qui, nel ricordo di un periodo felice che ritorna continuamente nella sua opera, di quell'infanzia spensierata e improvvisamente infranta da una fucilata che colpì il padre Ruggero il 10 agosto 1867. Il Museo, nonostante i danni subiti durante la seconda guerra, conserva intatte alcune strutture: la cucina, dal soffitto a travi in legno, con l'ampio focolare e l'antico acquaio in pietra, la camera dei genitori dove lo stesso Giovanni nacque il 31 dicembre 1855, con la culla originale e il mobilio dello studio universitario di Bologna. All’interno del percorso museale, impreziosito da una ricca documentazione fotografica, si possono ammirare alcuni oggetti appartenuti alla famiglia Pascoli, autografi originali come la prima stesura della celebre Romagna, oltre a rarissime prime edizioni delle opere pascoliane con dedica del poeta. Il Museo conserva inoltre due importanti carteggi acquisiti dal Comune di San Mauro Pascoli: la corrispondenza con il migliore amico sammaurese, Pietro Guidi e quella con l'agente messinese Giuseppe Sala Contarini. La visita si conclude con il giardino, arricchito da un percorso botanico-poetico in cui i versi pascoliani ricordano le piante presenti anche all’epoca della fanciullezza del poeta. Al fine di valorizzare la figura e l’opera di Giovanni Pascoli il Museo promuove, oltre a visite guidate ai luoghi pascoliani, mostre documentarie, pubblicazioni, laboratori didattici, convegni, svolgendo inoltre attività di ricerca, recupero e conservazione del patrimonio pascoliano.
 
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  • Indirizzo: Località Campiaro 40030 Grizzana Morandi (Bo) 051 6730311 +39 3661433930
  • Orario: Sabato e domenica ore 15-18
  • Sito internet:
  • Contatti:

(Grizzana Morandi - Bologna)

Casa Morandi è stata costruita alla fine degli anni ’50 ed è diventata Museo quando Maria Teresa Morandi, la sorella più giovane, la donò al Comune di Grizzana ( morì nel 1994 proprio in questa casa) a condizione che venisse mantenuta nello stesso stato in cui si trovava e che fosse resa disponibile ai visitatori.
Oggi è un piccolo museo dove tutto è rimasto come è stato lasciato, compresi  gli oggetti e i ricordi di famiglia, le immagini devozionali alle pareti, gli abiti negli armadi, i mazzi di cartoline tra cui una inviata da Sandro Pertini nel 1960, i pennelli, i tubetti di colore, le caraffe e i barattoli.
La casa a due piani è stata progettata tenendo come punto di riferimento la casa di fronte, casa Veggetti, dove la famiglia Morandi venne ospitata a partire dal 1913. Il paesaggio a lui caro era lì a due passi: bastava aprire la finestra per inquadrare i fienili del Campiaro e i boschi.

Giorgio Morandi (1890-1964) aveva tre sorelle: Anna, Dina, Maria Teresa. Il primo soggiorno a Grizzana si deve al fatto che la sorella Anna nel 1913 si ammalò e il medico consigliò un soggiorno in un luogo dove l’aria fosse “buona”.

I Veggetti, che erano vicini di casa dei Morandi a Bologna, li invitarono così a trascorrere quell’estate nella loro casa di Grizzana. La sorella migliorò e Giorgio si innamorò di questo paesaggio. Di conseguenza tornarono nelle estati successive (sempre ospite dei Veggetti) salvo qualche parentesi in altre località vicine. Si trattava di permanenze lunghe: essendo una famiglia di insegnanti, potevano rimanere a Grizzana da giugno a settembre.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, tra il 1943 e il 1944 passarono a Grizzana un anno da sfollati pensando di trovare la situazione più tranquilla rispetto alla città. In realtà la ferrovia Direttissima fu oggetto di pesanti bombardamenti e nel luglio 1944 accaddero gli eccidi ( Piandisetta e Bolzo) anticipatori della strage di Monte Sole. Così i Morandi ai primi di settembre tornarono avventurosamente a Bologna.
Dopo la guerra non tornarono per alcuni anni, ma il richiamo di Grizzana era troppo forte. Decisero di costruire la loro casa acquisendo alla fine degli anni ’50 il terreno, appartenente alla famiglia Veggetti, dove l’artista preferiva dipingere.
Anche se all’epoca in cui fece costruire la casa Morandi era già molto famoso (aveva ottenuto la cattedra di “Tecniche dell’incisione” all’Accademia di Belle Arti di Bologna per “chiara fama”) e avrebbe potuto permettersi un’abitazione molto più lussuosa, la volle esattamente così, molto semplice ed essenziale come gli oggetti che amava dipingere.

All’interno di casa Morandi di particolare interesse sono la biblioteca, lo studio e la camera da letto.

La biblioteca suggerisce le preferenze letterarie e molti volumi contengono dediche degli autori a Giorgio e alle sorelle a testimonianza di frequenti contatti con rilevanti personalità del mondo della cultura. Alle pareti, riproduzioni fotolitografiche di alcuni suoi acquerelli. Interessante notare i vasi delle forme tipiche amate dal pittore e, dentro alla credenza, i bicchieri e le bottiglie conservati esattamente come allora.

La sala da pranzo come già la biblioteca mostra arredi essenziali nella sua eleganza. Su un mobile il ritratto di Giorgio, Anna e Dina, oggetti, conchiglie e ancora libri e riviste che parlano dell’artista.

Al piano terra la camera da letto delle sorelle e la cucina dove troviamo ancora gli oggetti quotidiani della famiglia.

Al piano superiore, troviamo una seconda camera da letto delle sorelle con gli armadi che custodiscono i vestiti e la biancheria originali e la stanza da letto di Giorgio e lo studio.
A differenza della casa bolognese, qua studio e camera sono separati.

La camera dell’artista, come tutta la casa, testimonia la semplicità della sua vita ( solo il tavolino è un’intrusione, messo dalle sorelle per recuperare spazio in una casa che ha spazi essenziali). Vi troviamo un letto stranamente piccolo per un uomo alto come lui e sotto il materasso una lastra di rame ancora da incidere. Dentro al cassetto della scrivania, troviamo i suoi pennelli ( alcuni con le punte tagliuzzate per ottenere un effetto particolare nelle pennellate ), i colori ad olio ( di marca Windsor & Newton, provenienti da Londra), un libro di Giotto e uno di Masaccio, le sigarette e un portamonete.

Lo studio-laboratorio conserva gli strumenti del lavoro quotidiano dell’artista e molti oggetti (vasi, barattoli e brocche) fonte di ispirazione e “soggetti” di famose nature morte dai colori tenui, spesso “gessati”, illuminati da una luce impalpabile. E’ rimasto inalterato dall’ultima estate grizzanese di Morandi, nel 1963. Troviamo cornici, tele e pennelli, in angolo un cavalletto da passeggio con la borsa dei colori e il cavalletto da studio disposto alla luce delle finestre dalle quali Morandi ritraeva i Fienili, le case della Sete e di Lilame.
Interessante notare i vasetti di Ovomaltina, che Morandi rielaborava dipingendoli prima di utilizzarli per le sue nature morte, certamente affascinato dallo loro forma molto semplice ed essenziale.

Al piano seminterrato, nel garage, e’ conservata l’auto FIAT 850 grigia della famiglia. Ora, completamente restaurata, è esposta nel giardino della Casa.

Nei dintorni della casa-museo si trovano molti dei luoghi immortalati nei Paesaggi di Morandi ed è ancora possibile percorrere l’itinerario seguito dall’artista nei diversi appostamenti nel verde, possibilmente al riparo da sguardi indiscreti. Usciva al mattino presto con tutto l’occorrente per disegnare e dipingere incamminandosi per strade imbiancate dalla polvere e sentieri appartati.

L'autore di queste foto è Luciano Leonotti.

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  • Indirizzo: Piazza Mazzini 10 60033 Chiaravalle (AN). Tel +39 071 9727343/9727344
  • Orario: Lunedì - sabato 9.00/12.30 Lunedì e mercoledì 15.00/18.00
  • Sito internet:
  • Contatti:

Casa natale - Chiaravalle (Ancona)

Una Casa fatta di stanze che si fa invenzione e progetto, esperienza e ricordo, prospettiva infinita del pensiero di Maria Montessori. Luogo del racconto – la donna, la madre, la studiosa, la viaggiatrice, la scienziata, la pedagogista – che connette Chiaravalle al mondo.
 
Casa natale, casa museo, comunità nella comunità, virtuale e reale insieme, tutta la Casa si espone come luogo di conoscenza ampia e non convenzionale, di raccoglimento e contemplazione, di disseminazione.
 
Rappresentate con strumenti e linguaggi contemporanei, la vita e l’opera di Maria Montessori sono restituite come tracce, reperti, ispirazioni, dialoghi multiculturali, connessioni tra i linguaggi, le geografie, i mondi e le discipline.

 
  • Indirizzo: Fondazione Montanelli Bassi Via San Giorgio 2 C.P. n.190 50054 Fucecchio (FI) Tel e fax +39 0571-22627
  • Orario: Settembre-Giugno: Biblioteca e stanze di Montanelli: apertura al pubblico ogni martedì, giovedì, sabato e domenica dalle 15.00 alle 19.00 Nei mesi estivi, Dal 15 Giugno: Biblioteca: aperta al pubblico ogni martedi e giovedì mattina, dalle 09.00 alle 13.00 Stanze di Indro Montanelli: aperte ogni sabato e domenica dalle 15.00 alle 19.00 Agosto: La biblioteca e le stanze di Montanelli saranno chiuse al pubblico. Apertura delle stanze su prenotazione contattando il seguente numero 3281289087
  • Sito internet:
  • Contatti:
  • Facilitazioni per i soci: Ingresso gratuito e visita guidata

Palazzo della Volta - Fucecchio (Firenze)

La Fondazione Montanelli Bassi fu costituita per volontà di Indro Montanelli nel 1987. Ha sede a Fucecchio, nell'antico Palazzo della Volta, nel luogo dove, nel Medioevo, si trovavano le case degli antenati di Montanelli, che facevano parte della potente consorteria detta appunto "della Volta". La facciata del palazzo reca tuttora evidenti le tracce delle preesistenti abitazioni medievali, anche se l'interno è stato radicalmente ristrutturato tra XVI e XVIII secolo. La Fondazione Montanelli Bassi ha tra i suoi scopi, oltre che quello di conservare e tramandare la memoria di Montanelli, la promozione di attività culturali e studi sui beni storici artistici e ambientali del territorio fucecchiese. Bandisce borse di studio e premi tra cui il premio di scrittura "Indro Montanelli" e quello intitolato a Colette Rosselli dedicato alla letteratura illustrata per l'infanzia.


Le "stanze".
Indro Montanelli (1909-2001), che contribuì finanziariamente al restauro del palazzo, avvenuto tra il 1990 e il 1993, volle che i suoi libri, le sue carte e gli oggetti che gli erano stati più cari fossero conservati nel palazzo dei suoi avi. Nacquero così, dopo il 2001, le "stanze di Montanelli" ossia i suoi studi, quello di Milano e quello di Roma, trasferiti nel suo paese natale. Entrambi conservano numerose e preziose testimonianze legate alla vita e alla carriera del famoso giornalista.

La Fondazione,  inoltre,  è dotata di una Biblioteca con 12 posti di lettura e di un auditorium in cui si svolgono incontri a carattere culturale; conserva infine un’ampia raccolta di dipinti e disegni del pittore fucecchiese Arturo Checchi.


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  • Indirizzo: Villa Machiavelli Via Scopeti 157 Loc. S.Andrea in Percussina 50026 San Casciano (FI) Tel.+39 055 828471
  • Orario: su prenotazione mercoledi- domenica 10:00-12:00 / 15:00-17:00
  • Sito internet:
  • Contatti: villamachiavelli
    machiavelli-giv
  • Facilitazioni per i soci: IN ATTESA DI COMUNICAZIONI

San Casciano (Firenze)

Niccolò Machiavelli (1469 - 1527) segretario della Repubblica fiorentina negli anni che vanno dal 1498 al 1512, è una delle figure più grandi ed interessanti del Rinascimento. Scrittore vario e colto, riservò i suoi interessi soprattutto alla politica, che, primo fra tutti, considerò una scienza a se stante.

La Casa di S. Andrea in Percussina, frazione di San Casciano, apparteneva insieme a diversi poderi alla famiglia dello Scrittore. Qui egli si rifugiò dopo essere stato esiliato da Firenze nel 1512, quando in città ritornarono i Medici. La fattoria, con l'annessa osteria dell'Albergaccio, è descritta in una delle sue più famose lettere, quella indirizzata all'amico Francesco Vettori e datata 10 dicembre 1513. Nella lettera viene descritta la sua giornata fra le occupazioni che gli derivano dalla conduzione delle sue proprietà e le serate trascorse all'osteria a giocare a tric-trac con l'oste ed un macellaio del luogo. Ma la notte egli si ritira nella sua biblioteca e trascorre le ore leggendo i classici, che gli hanno ispirato un libretto, scritto di getto in pochi mesi, ed intitolato De Principatibus: il Principe, l'opera alla quale deve la sua fama.
Dopo la sua morte la casa passò agli eredi e sempre in linea ereditaria venne alla nobile famiglia fiorentina dei Serristori. Da pochi anni appartiene al Gruppo italiano vini che qui ha alcuni dei suoi più bei vigneti e che l'ha restaurata in modo accurato. Si possono visitare gli ambienti della villa, le splendide cantine e, attraverso un passaggio sotterraneo, entrare nell'osteria descritta dallo stesso Machiavelli. Anche questa ha conservato nei secoli intatta la sua atmosfera.

 
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